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12/05/2014

INTRODUZIONE AL VINO ITALIANO


L’Italia dal punto di vista enologico può vantare una ricchezza ampelografica unica e inarrivabile a livello mondiale. Sono infatti più di 300 i vitigni autoctoni riconosciuti e vinificati. Il termine autoctono riservato ad un\'uva significa che quel vitigno è nato e si è sviluppato in un preciso luogo geografico adattandosi al territorio che lo ha ospitato fin quasi a fondersi con esso. In Italia possiamo vantare un patrimonio di uve autoctone di consolidata tradizione, alcune molto conosciute, altre in via di estinzione. Per fortuna i vini prodotti con uve autoctone sono oggi riscoperti da tantissimi produttori che vanno alla ricerca delle loro origini e dei vini che si facevano un tempo dedicando a questi cura, attenzione e passione. Inoltre questi vitigni (e vini) sono ricchi di personalità e rappresentano una buona risposta all\'omologazione mondiale del gusto.

Accanto a tutta questa ricchezza Italiana si sono stabiliti e radicati negli anni anche i numerosi vitigni “internazionali”, che sono rappresentati da quelle uve che per bene maturare e dare buoni risultati non richiedono condizioni particolari e che si adattano alle più svariate situazioni pedoclimatiche senza grandi problemi.

Tutti questi vitigni, da cui nascono centinaia se non migliaia di vini diversi, sono contemplati in un disciplinare (una legge) più o meno rigido (a seconda delle zone) che detta le regole a cui ogni produttore deve adattarsi a seconda appunto della zona in cui si trova, dell’uva che sta coltivando, del vino che vuole fare. Ogni regione, ogni zona più vocata, molti piccoli comuni noti per i loro vini hanno il loroo disciplinare, la loro legge, e producono il vino in armonia con il territorio di cui fanno parte. La legislazione Italiana suddivide tutto il vino italiano in quattro categorie principali:

 VINI DA TAVOLA (VDT)

 INDICAZIONE GEOGRAFICA TIPICA (IGT)

 DENOMINAZIONE DI ORIGINE CONTROLLATA (DOC)

 DENOMINAZIONE DI ORIGINE CONTROLLATA E GARANTITA (DOCG)

 

I vini che rientrano nelle “Denominazioni di Origine” (quindi DOC e DOCG) sono noti come “vini di qualità” ed in etichetta sulle bottiglie si troverà scritta la sigla VQPRD (VINO DI QUALITA’ PRODOTTO IN REGIONE DETERMINATA).  In Italia al momento le DOCG sono 73 e le DOC più di 300 ma dobbiamo fare grande attenzione. Infatti queste definizioni in realtà non scavano un solco tra “i vini di qualità” e le altre categorie. Essere DOC o DOCG non vuol dire essere per forza migliori di altri che non lo sono. E a sostegno di ciò basti pensare che alcuni dei vini più blasonati dello stivale sono degli IGT. La DOC o la DOCG però garantisce innanzitutto la territorialità del vino (tutto il procedimento dalla coltivazione all’imbottigliamento deve essere fatto in una zona ben precisa e delimitata) ed in secondo luogo una serie di controlli su tutta “la filiera” e sui vitigni che possono essere utilizzati.

Vediamo alcuni dei vitigni autoctoni maggiormente noti e più utilizzati.

VALLE d’AOSTA

In questa regione si assiste alla convivenza tra vitigni autoctoni, piccole perle che in Italia non si trovano da nessuna altra parte, e vitigni di importazione che hanno trovato in questo ambiente così particolare l’ideale terroir per dare buoni frutti. La DOC più interessante è sicuramente la prima (BLANC DE MORGEX ET DE LA SALLE); situata nel Comune di Morgex, quasi sotto il Monte Bianco, ha i vigneti più alti d’Italia a quasi 1000 mt sul livello del mare. Il vitigno è il Priè Blanc, un vitigno bianco – come si deduce dal nome – che si trova solo qui in tutta Italia; è un vino bianco di montagna, leggero e leggermente aspro. Altri vitigni importanti della regione: Petit Rouge, Picotendro (Nebbiolo), Fumin, Gamay, , Pinot Gris, Petit Arvine.

PIEMONTE

Il Piemonte è una grande regione vitivinicola, non tanto per la quantità di vini prodotti quanto più per la percentuale di vini DOC e DOCG che va oltre il 70% della produzione totale regionale. In Piemonte i vitigni principali sono tutti a bacca rossa, e tra questi il vitigno di gran lunga più utilizzato è il Nebbiolo, ma bisogna fare una distinzione tra zona e zona. Mentre nelle Langhe e nel Roero tra le Provincie di Asti e Cuneo (BAROLO, BARBARESCO, ROERO e tante altre DOC) si utilizza il Nebbiolo in sue due varietà (Michet e Lampia), nella Val Sesia in Provincia di Novara (GHEMME, sponda est e GATTINARA, sponda ovest) si utilizza il Nebbiolo Spanna, che con le caratteristiche minerali e calcaree del terreno produce dei vini molto più sapidi e irruenti dai tannini imponenti. Altri vitigni rossi molto importanti sono Barbera, Dolcetto, Brachetto, Freisa, Grignolino, Vespolina mentre i bianchi più noti sono Arneis, Cortese, Moscato Bianco, Erbaluce e Favorita.

 

LOMBARDIA

La Lombardia a molti non è nota come regione di produzione di grandi vini, ma non è così infatti proprio qui si producono probabilmente alcuni tra i rossi più buoni nonché le bollicine in assoluto più famose al mondo, seconde solo a quelle della Champagne in Francia. Anche in Lombardia c’è sicuramente una prevalenza di vitigni rossi rispetto a quelli bianchi eccezion fatta per la zona della Franciacorta in Provincia di Brescia dove lo Chardonnay (per le bollicine metodo classico) è l’assoluto protagonista. I vitigni rossi più noti della Lombardia sono Barbera, Bonarda (o Croatina), Nebbiolo (Chiavennasca), Pinot Nero, Uva rara mentre i Bianchi sono Chardonnay, Riesling Italico, Pinot Bianco, Malvasia di Candia.

TRENTINO ALTO-ADIGE

Importante notare che si tratta quasi sempre di vini di montagna che risentono molto dell’escursione termica notte-giorno che permette un’ottima maturazione delle uve e quindi di vini solitamente molto profumati. Mentre in Trentino i vitigni più importanti sono gli autoctoni come Teroldego, Marzemino, Schiava (grossa e gentile), Nosiola, Pinot Bianco e Kerner in Alto Adige oltre a questi c’è una grande schiera di internazionali come Pinot Nero, Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc, Chardonnay, Gewurztraminer e Sauvignon senza mai dimenticare il rosso autoctono e molto diffuso Lagrein.

VENETO

Fino a quest’anno la zona di produzione più nota di questa regione – la Valpolicella - era “solamente” una DOC e non una DOCG, questo a dimostrare una volta di più come non sempre la denominazione è sintomo anche di qualità. I vitigni rossi più coltivati sono Corvina,Corvinone, Merlot, Cabernet Franc, Cabernet Sauvignon, Raboso e Oseleta mentre i bianchi sono Garganega, Prosecco (o Glera), Chardonnay, Verduzzo Trevigiano; questi sono solo alcuni nomi, in questa regione si trovano davvero un grande numero di vitigni.

FRIULI VENEZIA GIULIA

In questa regione vengono prodotti alcuni dei bianchi più buoni e quotati di tutta Italia, ma questi non rientrano in nessuna DOCG. Il Friuli è noto per alcune DOC quali la FRIULI GRAVE DOC, la COLLIO DOC e la COLLI ORIENTALI DEL FRIULI DOC all’interno delle quali sono coltivati vitigni bianchi internazionali e autoctoni che trovano un terroir perfetto e producono dei vini stupendi. Chardonnay, Sauvignon, Pinot Grigio, Verduzzo e Tocai Friulano per i bianchi e Refosco dal Peduncolo Rosso, Merlot, Cabernet per i rossi sono solo alcuni dei migliori vitigni di questa regione.

LIGURIA

In assenza di DOCG troviamo alcune DOC molto interessanti quali la CINQUETERRE DOC, all’interno della quale si produce lo Sciacchetrà - famoso e ormai rarissimo “passito” – e dalla parte opposta della regione la RIVIERA LIGURE DI PONENTE DOC dove si producono Pigato, Vermentino e la Lumassina (detto localmente Mataossu), tutti vini bianchi. Tra i rossi ricordiamo il Rossese di Dolceacqua DOC, nell’omonimo paese al confine con la Francia, e l’Ormeasco soprattutto nella zona di Savona.

EMILIA ROMAGNA

L’Emilia Romagna è tra le regioni più prolifiche come produzione di vino in bottiglia, siamo intorno al 10% su scala nazionale. Questa regione, soprattutto la zona dell’Emilia, e nota per i vini rossi mossi quali il Gutturnio (uvaggio Barbera-Croatina), la Bonarda, il Lambrusco.. questi vini giovani e freschi sono ottimi compagni per la cucina regionale di questa zona a base di salumi e paste. I vitigni più importanti sono Barbera, Croatina (o Bonarda), Uva Rara, Lambrusco, Pignoletto,  Malvasia (vinificato secca), Ortrugo, Albana e Trebbiano.

MARCHE

Le Marche sono una regione in ascesa dal punto di vista vitivinicolo. Siamo in presenza di una riscoperta di vitigni autoctoni e di una riqualificazione verso la qualità di tutto in generale. La grande parte della produzione è di vini bianchi che superano il 60/70% della produzione regionale e tra questi spiccano sicuramente i Verdicchi. I vitigni più coltivati sono appunto Verdicchio, Passerina e Trebbiano tra i bianchi e Lacrima, Sangiovese, Montepulciano tra i rossi.

TOSCANA

La Toscana è una delle realtà italiane più importanti (e diciamo “una delle” per non fare torti ad altre regioni) sia come quantità di produzione che come qualità. A parte la Vernaccia di San Gimignano, vino bianco ottenuto da uve Vernaccia bianca, e l’ALEATICO DELL’ELBA a base Aleatico, tutte le altre denominazioni sono rosse e hanno come base lo stesso vitigno: il Sangiovese Grosso. Però a seconda di dove ci troviamo questo vitigno ha nomi diversi: Brunello a Montalcino, Prugnolo Gentile a Montepulciano, Morellino a Scansano. Una importante eccezione in questa regione si trova soprattutto sulla costa Tirrenica al confine con la Liguria e più all’interno sempre nella parte Nord dove si producono i cosidetti SuperTuscan che sono quasi tutti TOSCANA IGT: uvaggi a taglio Bordolese (Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc, Merlot, Syrah e Petit Verdot) che raggiungono altissimi livelli di qualità (e di prezzi…).

UMBRIA

Territorialmente piccola regione ma casa di uno dei rossi più noti e più buoni d’Italia, il Sagrantino di Montefalco. Il Sagrantino si produce sia nella versione secca che in quella passita in cui si trovano peculiarità gustative uniche. L’unico bianco davvero meritevole di menzione è il Grechetto, vitigno autoctono dalle antiche radici che viene prodotto in tutta la regione. Da sottolineare che l’Umbria ha ancora un grosso potenziale qualitativo inespresso che si sta molto lentamente sviluppando.

LAZIO – ABRUZZO – MOLISE

Mentre nel Lazio esistono diverse realtà piccole ma abbastanze note (FRASCATI – CASTELLI ROMANI) che esprimono qualità sia nei bianchi che nei rossi. Il vitigno Montepulciano d’Abruzzo, ormai diffuso anche in altre regioni, è autoctono di questa zona e qui da i suoi migliori frutti. In Molise i vitigni principali sono ancora Trebbiano (bianco, come nel Lazio) e il Montepulciano d’Abruzzo (rosso).

CAMPANIA

La CAMPANIA è una regione di antiche tradizioni e sta facendo enormi passi avanti dal punto di vista qualitativo del vino. Fiano e Greco di Tufo sono prodotti in due piccole zone delimitate sono ottenute da due vitigni bianchi autoctoni e hanno una tradizione antichissima. Altri bianchi importanti di questa regione sono i sempre autoctoni Falanghina e  Coda di Volpe; da notare le caratteristiche molto minerali e sapide dei vitigni provenienti dalla zona del Vesuvio che con le sue antiche eruzioni ha stravolto ma migliorato la composizione dei terreni.  Per quanto riguarda i rossi, il più importante, è l’Aglianico vitigno di origine greche (Aglianico – Ellenico). Altro vitigno a bacca rossa autoctono molto presente è il Piedirosso (detto localmente Per ‘e Palummo, zampa del colombo per il suo colore).

PUGLIA

In Puglia il clima mediterraneo ventilato, caldo e scarsamente piovoso fa si che la produzione di Vitis Vinifera oltre che di uva da tavola sia una della più grandi di tutta Italia. I vitigni rossi più importanti sono il Negroamaro, il Primitivo, il Sangiovese, l’Uva di Troia, la Malvasia Nera mentre i bianchi sono la Malvasia Bianca, Il Bombino Bianco, la Verdeca, il Fiano, la Falanghina e molti altri.

BASILICATA - CALABRIA

Nella piccola Basilicata solo dal 2010 è stata introdotta una DOCG: AGLIANICO del VULTURE SUPERIORE. Questo vitigno, come abbiamo visto di origine antichissime, trova tra i monti della Basilicata il suo terroir migliore; questo è praticamente l’unico vitigno rosso di una certa importanza, tra i bianchi ricordiamo i soliti Falanghina e Greco tipici del Sud Italia.

In Calabria c’è una grande presenza di vitigni autoctoni che vengono coltivati quasi esclusivamente qui: tra i rossi ricordiamo il Gaglioppo, il Magliocco, il Nerello, il Greco Nero mentre tra i bianchi si ricordano il Montonico, l’Ansonica, la Malvasia, il Greco Bianco. Da sottolineare anche il tentativo di impiantare vitigni internazionali quali il Cabernet, il Merlot e lo Chardonnay. La Calabria è sempre stata considerata una regione di scarsa importanza e qualità, anni fa era anche vero ma oggi c’è un processo di miglioramento in corso che sta cambiando tante cose.

SICILIA

In tutta la Sicilia si coltivano molte tipologie autoctone da cui si producono ottimi vini come il famoso e oggi di moda Nero d’Avola, come i vini rossi a base Nerello Cappuccio e Nerello Mascalese o i vini bianchi a base Grillo, Inzolia, Cataratto tutti e tre vitigni autoctoni siciliani.

SARDEGNA

Nel Nord della Sardegna si concentrano le zone migliori per la vitivinicoltura, e soprattutto nella rinomata Gallura troviamo i prodotti migliori. Il Vermentino, che oramai ha messo radici in diverse parti d’Italia e il Cannonau, vitigno e vino di grande corpo e tannino ma dai grandi profumi.


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